Vivere la democrazia by Stefano Rodotà

Vivere la democrazia by Stefano Rodotà

autore:Stefano Rodotà
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-03-30T04:00:00+00:00


Cibo, libertà, sovranità

Di nuovo il diritto al cibo si pone al centro di un’articolata costellazione istituzionale, dove l’assunzione da parte dello Stato delle necessarie responsabilità è collegata alla partecipazione dei cittadini, alle politiche agricole, alla possibilità di attivare strutture istituzionali che possono intervenire per garantirne l’attuazione. Il diritto al cibo connota così un modo di governare la società che mette in evidenza, da una parte, l’obbligazione pubblica di prendere sul serio i diritti, tutti i diritti; e, dall’altra parte, sottolinea la necessità di un coinvolgimento delle persone interessate all’attuazione dei diritti sociali non attraverso proclamazioni astratte, ma avviando anche quei processi di informazione e formazione indispensabili perché la loro partecipazione possa essere consapevole ed efficace. Non è una forzatura, allora, sottolineare che, così considerato, il diritto al cibo assume caratteristiche che contribuiscono alla migliore definizione dello stesso processo democratico e diventano essenziali per il pieno rispetto dei principi fondamentali di libertà ed eguaglianza.

Questo allargamento dell’orizzonte consente di cogliere la ragione per cui Carlo Petrini ha voluto intitolare un suo libro Cibo e libertà60. La libertà è certamente quella d’ogni singola persona d’essere libera dal bisogno e dalla paura, secondo la felice indicazione di Franklin Delano Roosevelt, ripresa nei già ricordati documenti della Fao e che comprende in primo luogo proprio il pieno accesso ai beni della vita. Ma è pure quella dei produttori di veder rispettate la loro tradizione e la loro cultura, di non essere quindi assoggettati alle logiche espropriative dei diritti di brevetto, contribuendo così a quello sviluppo sostenibile che costituisce ormai una premessa necessaria per un’effettiva tutela dell’ambiente. Seguendo queste vie, proprio attraverso il nuovo senso attribuito al cibo si possono accrescere la libertà e la responsabilità di ciascuno, come dimostrano i vari movimenti (in Italia Slow Food e Terra Madre) che ne stanno mutando la percezione collettiva, al di là della sua identificazione solo con la fame e la malnutrizione, il consumo opulento e lo spreco, mostrando come sia possibile liberarsi da queste opposte storture.

Al tempo stesso, questo modo totale di guardare al cibo, che non ignora le modalità della sua produzione, rinvia necessariamente alla naturalità dei processi e rimette al centro dell’attenzione la terra, non a caso considerata, anche con eccessiva enfasi, come il fondamento stesso delle costituzioni in alcuni paesi latinoamericani. Molti sono i segnali che vanno in questa direzione e che si colgono in espressioni entrate a far parte della vita quotidiana, che valorizzano il cibo «di prossimità» al luogo di produzione, «a chilometro zero»; o in messaggi pubblicitari che, insistendo sulla genuinità del prodotto, parlano addirittura di vino «libero».

In un contesto così allargato e ridefinito, l’accento posto sul cibo ripropone la questione delle condizioni materiali che incidono sulla possibilità di accedere effettivamente ad esso. Condizioni che venivano prese in considerazione soprattutto guardando ai paesi dove la povertà è più diffusa, ma che diventano ormai rilevanti anche nei paesi cosiddetti avanzati, dove la crisi economica fa riemergere il tema delle povertà materiali, che sembrava consegnato al passato. Diventa, allora, importante individuare i collegamenti



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